MATERIALISMO DIALETTICO E PSICOANALISI.
Dal IV Capitolo di :
Attualità, prefigurazioni e limiti del primo Wilhelm Reich
(Periodo Freudo - Marxista 1920-1936)
di Daniela Ripetti - Pacchini (1983-'84)
Materialismo dialettico e psicanalisi [1], opera scritta da Reich subito dopo la
rottura con il Partito Socialdemocratico Austriaco e all’inizio della
sua attività di consulenza nei quartieri popolari di Vienna, è segnata
profondamente dal rapporto col pensiero di Marx.
E’
un testo di un certo rigore in cui l’A. si proponeva di dimostrare ai compagni
marxisti che la psicoanalisi non è scienza idealista ed è uno dei primi
tentativi per trovare il luogo della psicoanalisi all’interno del materialismo
storico come disciplina di “mediazione” o “ausiliaria”.
Tale
luogo è essenzialmente lo spazio del soggetto e della soggettività.
La
psicoanalisi in effetti può apparire per alcuni aspetti “una teoria non
soggettivistica della soggettività. Essa infatti non considera il soggetto come
un’entità chiusa e limitata, ma come un insieme di rapporti connessi alla
storia individuale”,
anche se, come ho già accennato, l’ottica storica di Freud è debole ed è stato
proprio Reich che, non senza contraddizioni, ha dato un più ampio spazio alla
‘storia’ nel divenire del soggetto e della soggettività.
Secondo
Reich invece la teoria freudiana nel suo complesso è una scienza
materialistico-dialettica, con solo alcune deviazioni idealistiche, essa ha
perciò con il marxismo importanti relazioni.
Reich
comunque si guarda bene dal creare una superficiale miscela di Marx e Freud e
fin dall’inizio prende le distanze dagli aspetti idealistici della psicoanalisi
in primo luogo dalle sue velleità sociologiche. Sono su posizioni metafisiche,
secondo Reich, quegli psicoanalisti che praticano una “sociologia selvaggia”
applicando con un sorprendente atletismo mentale, il metodo d’analisi
individuale a fenomeni sociali.
Scrive
Reich: “L’oggetto vero e proprio della psicoanalisi è la vita psichica
dell’uomo socializzato. Quella della massa ha importanza per essa solo in
quanto si manifestano nella massa fenomeni individuali (per esempio il problema
del Capo) e inoltre in quanto essa può chiarire, in base alle sue esperienze
sull’individuo, fenomeni dell’ “anima della massa”, quali spavento, panico,
ubbidienza ecc. Però sembra che per essa il fenomeno della coscienza di classe
sia difficilmente accessibile, e che problemi come quello dei movimenti delle
masse, della politica, dello sciopero, che appartengono alla scienza
sociologica, non possano essere oggetto del suo metodo; quindi essa non può
sostituire la sociologia né produrre una dottrina della sociologia sotto forma
di psicologia sociale. Può svelare i motivi irrazionali, che hanno spinto la
psiche di un capo ad aderire al movimento socialista o a quello nazionalista;
può indagare l’efficacia delle ideologie sociali sullo sviluppo psichico
dell’individuo. I critici marxisti hanno ragione quando rimproverano a taluni
rappresentanti della psicoanalisi di cercar di chiarire ciò che con questo
metodo non può essere chiarito…”.